La Vitamina D
Sandro dopo aver raccontato la sua esperienza ci descrive cos’è la Vitamina D, come si produce e come e quando integrare tutto in maniera molto dettagliata!
Leggiamo ♥
LA VITAMINA D
Tra le tante vitamine che aiutano le funzioni del nostro corpo, la vitamina D può essere definita un po’ “speciale”. È prodotta dal nostro stesso corpo, e per questo motivo si comporta come un ormone e talvolta viene considerato proprio “pro-ormone”.
Pur essendo contenuto in alcuni alimenti, come nell’olio di pesce, nel tuorlo d’uovo e nel fegato, esiste un metodo assolutamente più semplice e naturale per la nostra personale produzione di questo importante elemento, cioè attraverso la semplice esposizione alla luce solare ed in particolare, grazie ai raggi UVB che producono nella pelle il deidrocolesterolo, che può essere considerato una pre-vitamina D3. Questa, viene poi trasformata – all’interno della pelle – nel giro di qualche ora nella vitamina D3, che prende il nome scientifico di colecalciferolo, che essendo una sostanza liposolubile, viene accumulato temporaneamente nei nostri grassi. Questa è la vera e propria vitamina, ma in questa forma, ancora non è utile al nostro organismo, ma deve essere trasformata in una forma attiva, attraverso un processo di idrossilazione, che avviene in due fasi distinte:
- Il colecalciferolo si trasforma all’interno del fegato in calcidiolo (detto anche calcifediolo)
- Il calcidiolo viene trasformato, all’interno dei reni, in calcitriolo.
- Il calcitriolo è la vera forma attiva della vitamina D, che agisce in maniera importante sul nostro organismo ed è quella che ci aiuta a difendere, o meglio, a far funzionare bene il nostro corpo
La carenza di vitamina D è un problema che prende l’intero pianeta e che mediamente colpisce il 50% della popolazione mondiale, al punto che alcune nazioni, soprattutto se appartenenti ai Paesi più industrializzati, raggiunge punte dell’80% della popolazione. Questo fenomeno viene spiegato dagli esperti, con il fatto che in tali Paesi (tra cui anche l’Italia) abbiamo perso l’abitudine di vivere di più all’aria aperta. I nostri lavori e i nostri impegni ci portano a stare all’interno della quattro mura durante le ore diurne, quando il sole ha un effetto benefico sulla nostra salute, con la produzione di vitamina D.
A questo, dunque, occorre porre rimedio. Cosa che può essere fatta attraverso una semplice integrazione di questa sostanza.
Dalla scoperta e la sua prima classificazione come appartenente alla classe delle vitamine, questa sostanza è stata considerata come un semplice aiuto nel ciclo del calcio. Per questo motivo, una sua possibile integrazione veniva presa in considerazione, solo in caso di deficit di calcio e, quindi, solo in due particolari casi: rischio di rachitismo per i bambini e osteoporosi per gli adulti.
Studi più recenti, relativi agli ultimi due decenni, invece, hanno rivalutato tantissimo il ruolo di questa sostanza nel nostro corpo, arrivando a trovare, nei nostri geni, ben 2000 recettori di questo elemento, e si è scoperto che la sua carenza può influenzare il comportamento di 36 diversi organi interni e ha un ruolo fondamentale sul sistema immunitario. Dunque, un livello adeguato di vitamina D protegge il nostro corpo.
Studi medici specifici, hanno dimostrato che livelli normali di vitamina D, riducono la probabilità di avere moltissime malattie, tra cui malattie cardiache, ipertensione, morbo di Parkinson, cancro (in particolare quello che colpisce il colon-retto, la prostata e il seno), diabete, psoriasi, Alzaimer, sclerosi multipla, morbo di Crohn, colite ulcerosa, tiroidismo di Hashimoto (e più in generale tutte le malattie autoimmuni), dolori reumatici ed ossei.
La domanda più ovvia che adesso ci possiamo porre è: ma quanta deve essere la vitamina D nel nostro sangue? E questa purtroppo, è una domanda particolarmente difficile, perché non esiste una risposta univoca.
Il sistema sanitario italiano, ad esempio, considera valore normale, un livello compreso tra i 30 e i 100 ng/ml, mentre già in altri stati (tra cui gli Stati Uniti), si consiglia un livello di almeno 40 ng/ml. Ma secondo ultimi studi e ricerche, il livello ottimale è da considerarsi di almeno 50-65 ng/ml. Quanto potrebbe essere il nostro livello personale attuale? Beh, la cosa migliore è effettuare una analisi del sangue, cercando questo specifico valore. E’ probabile che dovrete insistere un po’ con il vostro medico di base, per potervi far assegnare questa analisi, perché come abbiamo detto se non ci sono problemi di rachitismo o osteoporosi, questa sostanza è considerata tuttora inutile, per la scienza medica un po’ più datata. Al peggio, vi consiglio di farvi privatamente questa analisi. Il suo costo, senza prescrizione medica è intorno ai 12 euro, ma onestamente ne vale la pena.
Che valore potremmo aspettarci? Vi faccio tre esempi:
- Le mie analisi hanno rilevato un valore di 18 ng/ml
- Quelle di mia madre trovato un valore di 12 ng/ml
- E la mia compagna addirittura 7,5 ng/ml
Pensate siano valori bassi? Si, lo sono!
Abbiamo detto che la maggiore fonte di vitamina D nel nostro corpo è la luce solare. Ma non basta il sole. Occorre il sole estivo, perché nei mesi invernali, già il sole si riduce parecchio, ma è completamente privo di raggi UVB che sono quelli che realmente producono questa sostanza.
Dunque occorre integrare, ma come e quanto?
Anche qui, purtroppo, la scienza e la letteratura medica ha idee un po’ datate. Per decenni, una dose superiore a 2.000-2.500 UI al giorno era considerata potenzialmente pericolosa. La cosa, però, è particolarmente strana, perché secondo studi recenti, una esposizione solare estiva di circa 20 minuti, crea nel nostro corpo, una quantità di colecalciferolo pari a 10.000 UI. Quindi secondo queste vecchie idee, non dovremmo stare al sole per più di venti minuti, perché diventerebbe dannoso! Ma nessun medico vi dirà mai che non bisogna prendere il sole, anzi vi inviteranno a farlo!
Anche qui, ci aiutano studi e ricerche più moderne, che consigliano per i bambini quantità di 2000 unità giornaliere, mentre per gli adulti valori che vanno da 5000 a 10000 unità al giorno. Il fatto che la dose di 10.000 UI giornaliere sia ancora di massima sicurezza è anche dimostrato indirettamente dal fatto che in alcune nazioni (come Gran Bretagna e USA, per esempio), è possibile acquistare nei supermercati e senza ricetta medica, confezioni di capsule da 10.000 unità. In Italia, invece, il dosaggio delle capsule non supera le 2.500 UI ed è sottoposta rigorosamente a prescrizione medica.
Purtroppo, le vecchie abitudini mediche e una scarsa attitudine agli aggiornamenti delle nuove frontiere mediche, da parte dei medici di famiglia, possono far sì che non riceviate una integrazione adeguata.
Sappiate, che esistono delle linee guida italiane (scritte, quindi, da medici italiani), per il trattamento della ipovitaminosi, che parla di integrazioni con “300.000 ed 1.000.000 di UI, nell’arco di 1-4 settimane”. Facendo due conti, si parla di integrazioni che vanno tra le 10.000 e le 33.000 UI al giorno. Se può servire, a superare qualsiasi remora del vostro medico, in questa pagina c’è il documento pdf originale di tali linee guida.
I farmaci più usati in Italia per l’integrazione di vitamina D sono il “Dibase” e il “Didrogyl”, entrambi, come dicevamo, che possono essere venduti in farmacia solo sotto stretto controllo medico.
Il Dibase è costituito da colecalciferolo, cioè la sostanza che – come avevamo detto – viene prodotta dalla pelle sotto l’azione dei raggi UVB. È presente sia in gocce che in fiale iniettabili. Per la forma a gocce, si tenga presente che ogni goccia contiene 250 UI. Da notare che lo stesso foglietto illustrativo, recita che per persone adulte in stato di deficit di vitamina D, è consigliata una somministrazione compressa tra le 5.000 e le 10.000 unità giornaliere, per un massimo di due mesi. Questo conferma – se ancora ce ne fosse bisogno che una dose di 10.000 UI non è assolutamente pericolosa, se presa in un periodo limitato di tempo.
Il didrogyl, invece, è costituito da calcidiolo (o calcifediolo). Questa forma di integrazione è più aggressiva della precedente, perché, per quanto detto precedentemente, è una forma già trasformata e non viene accumulata negli stati grassi del nostro corpo, ma va subito e completamente utilizzata dai reni.
In altre parole, mentre il colecalciferolo viene utilizzata più lentamente e “alla bisogna”, il calcidiolo viene utilizzato tutto e subito. Questo significa che il calcidiolo è più veloce a far crescere i valori di vitamina D attiva, ma è anche potenzialmente più pericoloso, perché meno “controllata” dal nostro organismo.
Ancora dobbiamo sottolineare che il medico di famiglia potrebbe essere un po’ restio a segnarvi una integrazione di questi integratori. Sempre a causa di scarso adeguamento alle nuove frontiere mediche.A questo punto, esiste un metodo ASSOLUTAMENTE legale per approvvigionarsi di vitamina D (nella forma di colecalciferolo, cioè la “classica” vitamina D) ed è procurarsela all’estero, tramite internet. Giusto per dare un ordine di grandezza, 360 capsule da 10.000 UI cadauna viene venduto al prezzo di circa 30/40 euro, comprese le spese di spedizione.Voglio fare una precisazione. Questo metodo di acquisto, non è assolutamente illegale! Come detto, in USA, in Gran Bretagna e molti altri Paesi, questi prodotti sono a vendita libera e facilmente reperibili nei supermercati (come da noi, ad esempio, la vitamina C). Quindi non si tratta assolutamente di mercato nero o di sostanze illegali. È pur sempre una semplice vitamina! Marche che possiamo ritenere affidabili, perché utilizzate e suggerite da medici che fanno della vitamina D, il maggior sistema per proteggere il nostro organismo sono “Healthy Origins” e “Now Foods”.
- Uno degli effetti secondari di una dose alta di vitamina D, è l’aumento del calcio, sia nel sangue che nelle ossa, che nelle urine. Questo, se in alcuni casi è un aspetto positivo (come ad esempio, nel caso dell’osteoporosi), in altri casi, può avere un risvolto negativo, come ad esempio, possibilità di calcificazioni del sangue, sviluppo di calcoli e insofferenze renali.
In genere, comunque, dosi fino a 10.000 UI al giorno, non portano alcuna problematica secondaria e nessuna particolare raccomandazione, se limitata nel tempo. Ma per una maggiore tranquillità (ed eccesso di attenzioni e zelo), in caso di optare per una integrazione molto alta (cioè di quelle 10.000 UI quotidiane) conviene comunque accertarsi dello stato del nostro organismo, per avere l’assoluta certezza che una dose del genere possa essere ben tollerata.
La nostra raccomandazione, quindi, è di eseguire preventivamente l’analisi di questi valori: vitamina D, paratormone, calcemia, fosforemia come analisi del sangue; calciuria nelle 24 H (analisi delle urine). Vediamo questi valori.- Vitamina D (25OHD), è l’analisi del calcidiolo e ci indica l’eventuale carenza di vitamina D nel sangue. Anche se il valore che a noi interessa particolarmente è il calcitriolo, abbiamo visto come questi due valori siano legati tra loro e una carenza di uno, indica sicuramente una carenza dell’altro. Se la vitamina D misurata è bassa, occorre integrare. Bisogna fare attenzione a non superare il valore di 100 ng/ml.
Un valore intorno a 70/80 ng/ml ci consente di stare tranquilli sulla solidità del nostro sistema immunitario.
- Calcemia e fosforemia sono i valori di calcio e fosforo del sangue, queste due sostanze tendono ad aumentare con l’assimilazione della vitamina D ed è importante verificare che questi valori non crescano troppo, avvicinandosi al limite superiore del range di normalità.
- Paratormone (PTH): è una misura indiretta del valore di vitamina D attiva nel sangue. Le paratiroidi si preoccupano di mantenere costante ed efficiente il calcio nel sangue. In caso di ipovitaminosi, le paratiroidi lavorano troppo, rilasciando calcio nel sangue, prendendolo dove lo trovano a disposizione, soprattutto, quindi, nelle ossa. Questo è il motivo per cui, con una carenza di vitamina D, si tende ad avere PTH levato e – alla lunga – osteoporosi. Con l’assunzione della vitamina D, questo valore tenderà a scendere. Non deve scendere verso i limiti inferiori del range (cioè le paratiroidi devono comunque sempre lavorare ed effettuare il suo compito di “regolatore”), per evitare che ci sia accumulo di calcio in zone del nostro organismo che non desideriamo.
- Calciuria: è la quantità di calcio espulsa con le urine, o meglio, la densità di calcio nelle urine. La sovrapproduzione di calcio, viene espulsa in questo modo. Ma se le urine sono troppo dense, queste vanno a sottoporre un lavoro più gravoso ai reni, che devono “filtrare” le stesse urine. Più si beve, minore è la densità di calcio, meglio staranno i nostri reni. Questo valore non deve essere troppo alto.
È bene ripetere di tanto in tanto queste analisi (una volta ogni due/tre mesi, sarebbe perfetto) e appena si vede che la vitamina D supera gli 80 ng/ml, si può passare ad una dose di mantenimento del colecalciferolo di circa 1.000/2.000 UI/giorno.
Come unica raccomandazione, c’è quella di bere molto, scegliendo, se possibile, un’acqua a basso contenuto di calcio. Aiuta, come accennato, a mantenere bassa la concentrazione di calcio nelle urine e non gravare sui reni.
Per queste dosi di integrazioni, non esiste un valore specifico da mantenere. Più si beve, meglio è. Ma questa è una indicazione valida sempre e non legata esclusivamente all’assunzione di vitamina D.